Spectral Domain OCT oggi
La Tomografia Ottica a Radiazione Coerente, comunemente chiamato OCT, in dieci anni
dalla sua introduzione nella pratica clinica, è diventato esame diagnostico
insostituibile in molteplici patologie oculari. I campi di applicazioni spaziano dalle
patologie di natura infiammatoria, degenerativa, chirurgica, eredo-degenerative a
patologie del nervo ottico.
Un raggio laser, un diodo a bassa coerenza di lunghezza donda variabile tra gli 840
e gli 870 nanometri, raggiunge la superficie retinica e determina una sorta di
ricostruzione istologica, simile a una Biopsia Ottica degli strati retinici.
Il crescente interesse della comunità scientifica nei confronti di tale metodica ha fatto
sì che nel giro di pochissimi anni ci sia stata una sua rapidissima evoluzione culminata
con la creazione degli Spectral OCT, SDOCT. Sfruttando il principio della spettrometria i
nuovi SDOCT permettono di ottenere immagini ad alta definizione con una risoluzione di 5
micron e una velocità di acquisizione che varia dai 20000 ai 40000 A-scan al secondo. In
questo modo vengono eliminati gli artefatti determinati dai movimenti involontari degli
occhi dei pazienti durante lì esecuzione dellesame ed è possibile visualizzare in
dettaglio le microstrutture retiniche.
MOTIVI
DEL SUCCESSO DELLO SDOCT
Si tratta di una metodica:
- Non invasiva
- Non utilizza alcun mezzo di contrasto
- Non necessita di dilatazione pupillare
- E di rapida e facile esecuzione
- E ripetibile
- Dà immediata risposta al quesito diagnostico
- E ben tollerata dal paziente
- Di facile apprendimento
SITUAZIONI PATOLOGICHE IN CUI E UTILE RICHIEDERE UNO SPECTRAL
OCT:
- In presenza di pazienti miopi, specie se con miopie elevate, con alterazioni
corio- retiniche. Quadri retinici maculari aspecifici sia allesame oftalmoscopico
che allesame fluorangiografico mostrano allo Spectral OCT i più diversi quadri
patologici, che vanno dal foro maculare alla membrana epiretinica, alla membrana
neovascolare alle alterazioni dellinterfaccia vitreo-retinica.
- In pazienti con vasculopatie, quali il diabete o locclusione venosa, per
monitorare in termini quantitativi lo spessore retinico pre e post trattamenti o nella
diagnosi precoce degli stadi preclinici della malattia diabetica, quali la comparsa di
micropseudocisti intraretiniche.
- In pazienti con maculopatie degenerative essudative per valutare lentità
del liquido intraretinico e decidere il corretto approccio terapeutico con Anti-VEGF.
LOCT viene preferito alla fluorangiografia nel monitoraggio mensile
dellattività della lesione e per deciderne leventuale ritrattamento.
- In pazienti con malattie eredo-degenerative quali la retinite pigmentosa, la
distrofia dei coni, le pattern distrophy, per valutarne lo stadio evolutivo, quantificarne
leventuale edema maculare e le modificazioni microstrutturali degli strati retinici,
soprattutto a livello dello strato dei fotorecettori.
- In pazienti con patologie vitreo-retiniche quali sindromi dellinterfaccia
vitreoretinica, fori maculari, lamellari o a tutto spessore per seguirne levoluzione
e deciderne i tempi dellapproccio chirurgico. Ricordiamo che lo studio del vitreo ha
ottenuto sorprendenti successi diagnostici con lavvento degli SDOCT.
- In pazienti con patologie, che si verificano dopo interventi chirurgici
(facoemulsificazione, cerchiaggi chirurgici, vitrectomie) soprattutto per comprenderne gli
eventuali deficit funzionali, nonostante il successo anatomico, correlabili spesso alle
alterazioni microstrutturali degli strati retinici.
- In pazienti con patologie infiammatorie della retina e della corio-retina, che
determinano edemi intraretinici da monitorare anche in funzione del trattamento.
- In pazienti con patologie neurologiche, quali sclerosi multipla, neuriti ottiche,
o in pazienti con glaucoma. La valutazione dello spessore delle fibre nervose aiuta a
confermare il dubbio diagnostico e a valutare la progressione della malattia.
- Nelle patologie tumorali,(nevi ,angiomi, osteomi) per studiarne i segni di
attività, sotto forma di essudazione intraretinica.
- In tutti quei casi in cui né lesame obiettivo, né biomicrocopico o
fluorangiografico consentono di chiarire deficit funzionali, metamorfopsie e scotomi.
Infatti è stato dimostrato che le alterazioni dello strato dei fotorecettori e degli
strati retinici esterni sono alla base dei principali difetti funzionali.
Da questa sommaria e breve descrizione risulta come non esista campo della
patologia oculare in cui lOCT di ultima generazione non trovi prezioso impiego. Si
può comprendere adesso perché in pochi anni l'esame tomografico abbia da prima
affiancato, poi, in molti casi soppiantato le altre tecniche diagnostiche.
E utile ricordare che le immagini tomografiche spesso chiarificatrici, in molti
casi risultano di difficile o dubbia interpretazione. Tuttavia è proprio questa continua
sfida alla corretta interpretazione delle immagini con cui giornalmente ci interfacciamo
alla base del crescente successo di questa metodica.
Luisa Pierro